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sabato 29 agosto 2009

MUTU SHOK - Costretto a lasciare?

Da lunedì Adrian Mutu rischia di non giocare più a calcio. E questa non è un’ipotesi, ma la prospettiva concreta che in queste ore sta devastando il morale del giocatore.
La Nazione è in grado di ricostruire in esclusiva la vicenda e interpretare gli eventi che stanno cambiando la vita del fuoriclasse romeno, pronto a rivolgersi al Tribunale federale elvetico e alle Supreme corti Europee per combattere la sentenza del Tas, ma consapevole della gravità della situazione: l’ultimatum del Chelsea scade il 31 agosto e dal giorno successivo la società di Abramovich potrà rivolgersialla Fifa per ottenere la squalifica di Mutu se — ipotesi inverosimile — non sarà pagata in contanti e in un’unica soluzione la multa di 17.173.990 euro, con interessi del 5% annuo.
Il conto alla rovescia è partito dal 31 luglio, giorno in cui il Chelsea ha fatto recapitare a casa del calciatore una raccomandata con la copia della sentenza e i dati bancari per il bonifico sulconto corrente della società londinese, una mossa che Mutu aveva tenuto finora riservata nella speranza di trovare strade alternative, oppure una mediazione con il club inglese. Niente da fare. Atteggiamento chiarissimo da parte del Chelsea: o paghi tutto o ti fermi. Nessuno sconto, zero possibilità di trovare una transazione. E carriera di Mutu a rischio.
Intorno a tutto questo ruotano molti universi, si stanno muovendo legali e federazioni, uomini politici e associazioni. La Fiorentina sta cercando di fare la sua parte coinvolgendo il presidente della Figc, Abete, il sindacato dei calciatori, lo stesso presidente dell’Uefa, Michel Platini. I Della Valle sono venuti a conoscenza della situazione una settimana fa e da allora, non solo di fronte alla prospettiva di perdere il patrimonio tecnico di Mutu, ma anche per sostenerlo come persona psicologicamente prostrata, si sono mobilitati cercando agganci e soluzioni.
A livello politico il senatore Achille Totaro (Pdl) presenterà un’interrogazione parlamentare sul caso e coinvolgerà fra l’altro anche il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi: «I giocatori sono comunque lavoratori subordinati — dice Totaro —, la vicenda Mutu è molto delicata e credo dovrà essere presa in esame dai vertici del governo. Fra l’altro il portavoce di Berlusconi, Paolo Bonaiuti, è fiorentino: credo che sia un dovere coinvolgerlo».
C'è da parte di molti la sensazione che l’accanimento giudiziario contro Mutu rappresenti un grimaldello per cambiare i rapporti fra le società (i datori di lavoro) e i calciatori (dipendenti subordinati), che da qui in poi in caso di inadempienze sarebbero passibili di licenziamento e richiesta danni da parte dei club. La battaglia giudiziaria contro Mutu comincia il 28 ottobre 2004, giorno del licenziamento deciso dal Chelsea. Da allora si scatena il vortice della giustizia sportiva arbitrale che (dopo 6 decisioni) riconosce l’esclusiva responsabilità del giocatore nell’aver determinato lo scioglimento del contratto. Una mazzata.
Ma alcuni passaggi giuridicamente singolari lasciano aperta l’ipotesi di vizi procedurali: ci si chiede per esempio come mai due giudici (un tunisino e uno spagnolo) abbiano fatto parte in due momenti diversi delle giurie chiamate a prendere decisioni sul conto di Mutu. Ci si domanda perché un lavoratore dipendente debba risarcire l’azienda che lo ha licenziato unilateralmente e la somma della multa sia proporzionale al contratto stipulato fra due società che hanno stabilito un valore di mercato ics.
C’è una novità: Mutu è il primo a rispondere della richiesta danni, ma potrebbe essere affiancato anche da Juventus e Livorno (i bianconeri rilevarono a costo zero il cartellino del giocatori, il Livorno è la società che lo ha tesserato per prima dopo la squalifica). Questo emerge dagli atti dell’ultimo dibattimento al Tas, perché un intervento degli avvocati del Chelsea fa esplicito riferimento alle responsabilità di chi ha acquisito le prestazioni del giocatore senza pagare il prezzo del cartellino. Il riferimento legale coinvolge Matuzalem, che insieme al Real Saragozza è stato condannato a pagare 13 milioni di euro dopo aver lasciato lo Shakhtar Donetsk: una vicenda diversa rispetto a Mutu (licenziato dal Chelsea), ma il precedente esiste.
(La Nazione) L.T.

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